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sexta-feira, 20 de abril de 2012

Le nanotecnologie escono dai laboratori Ora hanno anche il loro Festival


Una rassegna di tre giorni a Ivrea per illustrare l'ultima frontiera della scienza che cambierà il nostro futuro


MILANO - Il Nanotech Festival (a Ivrea da 19 al 21 aprile) è la prima rassegna interamente dedicata alle nanotecnologie organizzata per spiegare al grande pubblico cosa sono le nuove scienze che sperimentano la manipolazione della materia a livello atomico e molecolare. Ma non solo. L’iniziativa serve per portare l’attenzione anche sul Bio Industrial Park situato nel Canavese, il polo dedicato all’imaging biomolecolare diventato un esempio vincente di come gruppi universitari e piccole e medie imprese possano convivere bene insieme.
NANOPARTICELLE - «È questa inoltre l’occasione per far conoscere la teranostica, vale a dire l’uso in medicina dinanoparticelle con la capacità di svolgere contemporaneamente diagnosi e terapia», aggiunge Enzo Terreno, professore associato di chimica generale e inorganica e responsabile del Centro di imaging pre-clinico dell’Università di Torino. Tante sono le ricerche in corso e grandi le potenzialità di questi approcci all’avanguardia per la nostra salute. Ma attenzione, le ricadute pratiche sono al momento limitate.
SOGNO O REALTÀ - Riconoscere un tumore e nello stesso tempo curarlo forse a breve non sarà più una chimera: grazie alle nanoparticelle si potrà un giorno attuare con riduzione di tempi e un aumento dell’efficacia della terapia. Ma come è possibile mettere in pratica questa strategia? «Utilizzando per esempio la risonanza magnetica nucleare (Rmn), in cui il mezzo di contrasto è costituito da nano-sistemi, capaci di trasportare centinaia di migliaia di molecole di gadolinio, in grado di emettere un segnale, per esempio su un determinato recettore e osservare se è sovraespresso», spiega Terreno. Questi nano-sistemi permettono dunque di eseguire un imaging mirato perché possono essere veicolati in qualunque direzione, su recettori vascolari implicati nell’esordio dell’angiogenesi o su alcuni tratti dei vasi sanguigni stessi: il loro passaggio attraverso le pareti di questi ultimi sottolineerà la presenza di un’aumentata permeabilità, un dettaglio prognostico sfavorevole.
SEGUIRE IL SEGNALE - I nano-sistemi usati in medicina possono fornire altri molteplici vantaggi. Possono intercettare tanti biomarker in più e quindi consentire di tracciare un profilo preciso della malattia e di individuare una terapia più mirata. Al loro interno si possono mettere diverse sostanze con diversi compiti, per esempio un mezzo di contrasto e un farmaco e sul loro involucro adattare «antenne» capaci di riconoscere i marker tumorali: si potrà fare diagnosi e terapia contemporaneamente. Dentro di essi si può mettere anche un surrogato di farmaco complessato con un mezzo di contrasto: seguendo il segnale emesso da quest’ultimo si potrà capire se il principio attivo scelto per quel paziente arriva a destinazione e se avrà un buon accumulo per agire bene.
AIUTO ALLA CHIRURGIA - Le nanoparticelle potranno tendere una mano anche al chirurgo in un prossimo futuro: trasformate in sonde a fluorescenza, visualizzeranno per esempio le zone malate da quelle sane durante un intervento. Potranno anche rimpiazzare la biopsia: intercettando qualunque tipo di anomalia prima che si sviluppi e dia sintomi, formuleranno una corretta diagnosi in vivo, faranno chiarezza su una lesione dubbia e daranno un contributo a definire la prognosi. Nanoparticelle a base di ferro potranno essere accumulate in una zona del corpo colpita da tumore con l’aiuto di una calamita, per esempio a livello di un melanoma: renderanno idonea la parte a essere irradiata con campi magnetici locali e su di essa potranno essere eseguite terapie fisiche, quali l’ipertermia.
Manuela CampanelliFonte: Corriere della Sera